Okra
Okra Clemson Spineless
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Semi di Okra
Nome botanico: Hibiscus esculentus
Origini e storia
Nota anche con il nome di Gombo, l'Okra è una pianta di origine africana, diffusasi ben presto anche in Asia e in tutta la fascia equatoriale, fino a giungere anche in Italia, dove la forte richiesta da parte delle comunità di immigrati ha favorito la nascita di coltivazioni in Sicilia, isola che detiene il primato in quanto a produzione di Okra, con la presenza però di altre realtà locali, come la Provincia di Latina. Questa pianta, appartenente alla famiglia delle Malvaccee, la stessa del cacao e dell'ibisco, è ampiamente utilizzata nella cucina tradizionale indiana, ma trova spazio anche nelle ricette di alcuni regioni balcaniche e sudamericane: il frutto che essa produce, un baccello simile al peperoncino verde per colore e forma, viene raccolto quando è ancora acerbo e presenta un sapore che ricorda vagamente quello dell'asparago.
Non richiede particolari attenzioni, se non un terreno ben drenato ed un clima mite, prestandosi dunque anche alla coltivazione in orto o in vaso, ma è opportuno sapere che tale pianta può raggiungere altezze importanti: non a caso dal suo fusto, molto compatto, viene ricavata una fibra tessile molto apprezzata.
Proprietà nutritive e benefici dell'Okra
Nonostante sia stata ignorata per molto tempo dalla cucina occidentale, poiché spesso consumata dagli schiavi africani e quindi additata come "cibo dei poveri", l'Okra presenta in realtà un sapore molto gradevole ed un contenuto nutrizionale di tutto rispetto: a fronte di un bassissimo contenuto calorico, che le permette di essere un alimento presente in molte diete, il baccello è ricco di vitamine, principalmente A e C, e di acido folico, valido alleato per le donne in gravidanza.
Come tutti gli alimenti di origine vegetale, è inoltre ricca di fibre, la cui importanza a livello metabolico è indiscussa, ma presenta stranamente anche buoni livelli di calcio, indispensabili per la salute delle ossa.
La presenza di questi elementi nutritivi attribuisce all'Okra numerose proprietà benefiche, come la capacità di lenire le infiammazioni del tratto gastrointestinale, di aiutare il sistema immunitario nella produzione dei probiotici e, secondo alcuni studi, di facilitare l'assorbimento degli zuccheri e quindi di ridurre il livello di glucosio nel sangue.
Utilizzo dell'Okra in cucina
Nella cucina indiana, il baccello viene utilizzato nella preparazione del Bhindi Masala, un piatto veloce ma molto gustoso: dopo essere stato tagliato a tocchetti circolari, viene unito ad un soffritto di cipolla, semi di cumino e aglio, e condito con sale e coriandolo tritato: il tutto, una volta raffreddato, viene consumato con pane o con crostini.
In Brasile, dove prende il nome di Quiabo, viene servito come contorno, in genere abbinato a riso e fagioli, ma non di rado viene consumato come pietanza unica: è il caso del Quiabo Refogado, ovvero in umido.
La preparazione anche in questo caso è molto intuitiva: il baccello, viene strofinato con succo di limone, operazione questa che serva ad eliminare l'addensante naturale in esso contenuto sotto forma di bava, che non a tutti piace, è in seguito risciacquato in acqua fredda e, a cottura lenta in tegame, unito a olio di oliva, aglio e pepe, finché non raggiunge una consistenza morbida, senza però perdere forma. L'Okra si presta ad essere utilizzata anche in zuppe e minestre, dato che il liquido in essa contenuto, altamente addensante, rende i piatti a base di liquidi più vellutati e cremosi: non a caso nei paesi balcanici il baccello è alla base di ogni brodo vegetale.
Curiosità
Questa pianta non trova però spazio solo in cucina: in Africa ad esempio, i bambini giocano con il liquido appiccicoso contenuto nel baccello, usandolo come sostanza collante per costruzioni fatte di stecchi di legno o per decorare il volto con forme ottenute dalla pianta stessa. Dal baccello invece, tagliato e fatto bollire in abbondante acqua, si ricava un liquido vischioso che, unito al succo di limone, è ottimo per preparare una maschera per capelli che ha la capacità di sgrassare e rinvigorire il cuoio capelluto, apprezzata soprattutto dal gentil sesso: a proposito, il frutto di questa pianta viene chiamato anche "dita di dama", per via della forma affusolata e della buccia liscia, che ricordano appunto la mano, o meglio le dite, di una giovane nobildonna.