Fava
Nome botanico: Vicia Faba
Origini e storia
La Fava come pianta alimentare è stata utilizzata dall’uomo nell’area mediterranea e medio-orientale da tempi molto remoti.
Aspetto e proprietà
La fava si coltiva per la sua granella consumata secca o fresca. Fin dall’antichità e fino al secolo scorso, le fave secche (hanno un alto contenuto proteico: sostanza secca 85%, sostanze azotate 23-26%, ceneri 3%, grassi 1,2%, fibra grezza 7%, estrattivi in azotati 48%) cotte in svariati modi hanno costituito la principale base proteica alimentare di molte popolazioni specialmente di quelle meridionali d’Italia. Nei tempi recenti, il consumo dei semi secchi si è ridotto, lasciando spazio alla diffusione nell’alimentazione umana dell’uso della granella immatura fresca o conservata inscatolata o surgelata.
Coltivazione
La fava germina con accettabile prontezza già con temperature del terreno intorno a 5 °C anche se la resistenza della fava al freddo è limitata; infatti temperature anche di 1 – 2 gradi posso compromettere il raccolto.
La raccolta dei baccelli di fava da orto per consumo fresco si fa a mano.
I semi immaturi per l’inscatolamento e la surgelazione si raccolgono con macchine sgranatrici fisse o semoventi, quando hanno raggiunto il giusto grado tenderometrico.
La raccolta dei semi secchi si fa quando la pianta è completamente secca.
L’epoca di raccolta è la metà di giugno nell’Italia meridionale, la fine di giugno in quella centrale, la metà di luglio nell’Italia settentrionale con semina primaverile.
Curiosità
È celeberrima l'idiosincrasia di Pitagora e della sua Scuola per le fave: non solo si guardavano bene dal mangiarne, ma evitavano accuratamente ogni tipo di contatto con questa pianta. Secondo la leggenda, Pitagora stesso, in fuga dagli scherani di Cilone (di Crotone), preferì farsi raggiungere ed uccidere piuttosto che mettersi in salvo attraverso un campo di fave.
Stando ad una credenza popolare diffusa in Italia, se si trova un baccello di fava contenente sette semi si avrà un periodo di grande fortuna.